venerdì 4 ottobre 2013

Colpo rovente ost di Piero Piccioni 1970

Piero Piccioni, in arte anche Piero Morgan, è stato un pianista, compositore e direttore d'orchestra italiano. E’ ricordato, insieme con Nino Rota ed Ennio Morricone, come il più famoso autore di colonne sonore cinematografiche in Italia, soprattutto  nel campo della commedia all'italiana.

Musicista e compositore di oltre 300 colonne sonore per il cinema, per sceneggiati televisivi, musiche per la radio, il balletto e l’orchestra, Piccioni iniziò a scrivere colonne sonore già negli anni cinquanta.


Tra le molte colonne sonore composte, spicca sicuramente quella di Colpo rovente,  ideata per un film poliziesco/thriller del 1969 piuttosto innovativo in quanto marcatamente noir e con un deciso look psichedelico. La pellicola fu  ideata e diretta da Piero Zuffi, che per la sua unica regia cinematografica si avvalse della collaborazione di Ennio Flaiano, della partecipazione di Carmelo Bene (egregiamente doppiato da Ferruccio Amendola) e di un esordiente Barbara Bouchet che nel film mostra uno dei primi nudi integrali frontali in Italia.




Il film inizia con il ritrovamento del cadavere di un ricco industriale nelle strade di New York. L'uomo era implicato nel traffico di stupefacenti. Le indagini vengono affidate al capitano della polizia Frank Berin che assume l'identità di un bikers violento per potersi infiltrare nel mondo degli spacciatori. Nonostante venga poi smascherato, il protagonista  riesce comunque a svelare l'identità delle persone che guidano l'organizzazione ma non riesce a scoprire l'autore del delitto. La verità è che l'omicida è proprio lui, ha infatti ucciso l'industriale per riottenere delle indagini che i superiori gli avevano precedentemente tolto.



La colonna sonora uscì nel 1970 pubblicata dalla Rca italiana nella prestigiosa serie sp 8000, che prevedeva una tiratura limitata di circa 1000 copie.




Il primo lato del disco si apre con Colpo rovente, il tema principale, un motivo sorretto da una potente sezione di ottoni che conferisce al brano una caratterizzazione jazz poliziesca. I diversi cambi di ritmo marcati dai breaks di basso e batteria contribuiscono alo sviluppo del brano in crescendo. Notevole l’assolo di trombone di  Dino Piana. Il tema termina con un improvviso colpo di pistola.
Segue il breve brano Kitandù costruito mettendo in primo piano sia il piano che il basso e la batteria. Il basso elettrico con il suo sound pesante si interseca con la batteria che tiene un ritmo in stile Dusty fingers mentre il piano si contrappone alla linea ossessiva del basso. Sul finale vi sono accenni di percussioni.
Identikit si sviluppa come il brano precedente, qui c’è uno xilofono che si muove attraverso percussioni ed effetti vari  ed il tutto conferisce al motivo un sapore esotico.
Lsd è la quarta traccia ed ha un andamento  sperimentale nella prima parte dove l’orchestra, diretta da Piccioni stesso,  sembra intenta nell’accordatura. Inoltre la chitarra lisergica e i diversi rumori sinistri donano al brano un tono ansioso  che dopo alcuni minuti sfuma nella ripresa del tema principale.
Eros è un brano descrittivo che crea un atmosfera onirica e  rilassata , i sopraggiunti  archi vibrati rendono il resto del pezzo inquieto.
Partenza tensiva e disarticolata per Fuoco che dopo pochi secondi riprende il tema del primo brano con vocalizzi femminili e l’ottimo assolo di trombone.




Sul secondo lato la prima traccia è Easy dream, uno dei migliori brani del disco. L’organo hammond, suonato da Antonello Vannucchi, guida il brano con ricorrenti breaks e dona al motivo una forte caratterizzazione funk rafforzata dai possenti interventi della sezione fiati. I vocalizzi femminili , nella parte finale, sottolineano i contrappunti degli ottoni. 
Segue il caratteristico brano China town drugs, qui la contrapposizione tra la celesta e la marimba conferisce alla prima parte una connotazione orientale, che poi lascia spazio ad un tema jazz blues eseguito dal piano.
Red hot riprende, dopo una partenza in tono  suspence, il tema principale.
Mexican dream è un bel tema melodico con l’orchestra di archi diretta da Gianfranco Plenizio, più percussioni varie e piano. Nella melodia ,che si sviluppa con reminescenze brasiliane, è facile trovare i classici stilemi piccioniani. 
Un ottimo motivo lounge è Acapulco dove gli archi accompagnano una melodia al piano che sembra ispirarsi alla bossanova e che in alcuni momenti viene doppiata dall’organo hammond.
L’ultimo brano è l’ennesima ripresa, più breve, del brano principale.






Il film risulta, nel suo sviluppo, abbastanza confuso e con un finale inatteso ma anche improbabile, se la pellicola è passata alla storia lo si deve principalmente per la colonna sonora che, per la sua bellezza e la sua rarità, nel tempo è divenuta molto ricercata dai collezionisti di colonne sonore.

Si può ben dire che il colpo lo ha fatto il maestro Piero Piccioni!